I Quartetti vocali op. 92 di J. Brahms

QUANDO MUSICA E POESIA DIVENTANO UN UNICO MOTO DELL’ANIMA

 

Sì, tutta la storia della musica vocale ha vissuto di questo dilemma: prima la musica o prima il testo poetico? I grandi artisti sono riusciti a valorizzare reciprocamente le due dimensioni artistiche e, fin dai tempi dei madrigali cinquecenteschi di Luca Marenzio, il musicista ha sempre cercato di far “parlare la musica” e ” far cantare la parola”.

Un esempio mirabile sono questi quartetti vocali di fine ottocento, del grande J. Brahms , una raccolta per coro misto e pianoforte scritta nella fase della maturità del compositore: pubblicati nel 1884, furono composti nei sette anni precedenti. Qui il compositore si rivela in tutta la sua intimità, nella ricerca profonda , a tratti tormentata , di un rapporto tra il sentimento più interiore dell’Uomo e la Natura che lo circonda. 

Ecco quindi che descrivere la Natura e il Sentimento diventa un tutt’uno.

 

Il primo quartetto , o Notte Bella, scritto sui versi del poeta prediletto di Brahms, Daumer,è un piccolo affresco nel quale la musica pare soffermarsi stupefatta per non turbare la pace di una notte fatata, interrotta solo dal canto acuto di un usignolo.

 

O SCHÖNE NACHT

O schöne Nacht! Am Himmel märchenhaft
Erglänzt der Mond in seiner ganzen Pracht;
Um ihn der kleinen Sterne liebliche Genossenschaft.
O schöne Nacht!
Es schimmert hell der Tau am grünen Halm;
Mit Macht im Fliederbusche schlägt die Nachtigall;
Der Knabe schleicht zu seiner Liebsten sacht.
O schöne Nacht!

O NOTTE BELLA

O notte bella!
Nel cielo fiabesco
riluce la luna in tutto il suo chiarore;
attorno a lei, delle piccole stelle l’amabile coorte,
o notte bella!
Nel bosco di lilla l’usignolo lancia il suo canto potente
il giovane scivola furtivo dall’amata.
O notte bella!

 


 

Il secondo brano, Ultimo Autunno, non nasconde, fina dalle prime note, un malinconia che pare senza soluzione. La natura è impersonificata e sembra comportarsi come l’Uomo, piange, tace ammutolita;i fiori non vogliono più sbocciare, in sengno di rassegnazione. Anche la musica segue questo andamento disperato, fino all’accordo finale del pianoforte, che , in modo maggiore, riapre come uno spiraglio di speranza.

 

SPÄTHERBST

Der graue Nebel tropft so still
Herab auf Feld und Wald und Heide,
Als ob der Himmel weinen will
In übergrossem Leide.
Die Blumen wollen nicht mehr blühn,
Die Vöglein schweigen in den Hainen,
Es starb sogar das letzte Grün,
Da mag er auch wohl weinen.

ULTIMO AUTUNNO

Nella nebbia grigia scendono silenziose le gocce
su campi, boschi e prati,
come se il cielo volesse piangere
per il suo immenso dolore.
I fiori non vogliono più sbocciare,
tacciono gli uccellini nei boschetti,
si è spento anche l’ultimo tocco di verde,
può dunque piangere anche lui.

 


 

Il terzo quartetto, Canto della Sera, introduce nelle battute finali un richiamo alla ninna- nanna- segno di riappacificazione e serenità, quando Natura e Uomo si ritrovano finalmente in sintonia.

 

ABENLIED

Friedlich bekämpfen Nacht sich und Tag;
wie das zu dämpfen, wie das zu lösen vermag.
Der mich bedrückte, schläfst du schon, Schmerz?
Was mich beglückte, was war’s doch, mein Herz?
Freude wie Kummer, fühl ich, zerran,
aber den Schlummer führten sie leise heran.
Und im Entschweben, immer empor,
kommt mir das Leben ganz wie ein Schlummerlied vor

CANTO DELLA SERA

In pace lottano giorno e notte;
Come ad affievolirsi, come a sciogliersi l’uno nell’altra.
Dormi già, dolore che mi opprimevi?
Cos’era, mio cuore, che mi rendeva felice?
Gioie e dolori sento fuggiti,
Ma in silenzio han portato il sonno.
E nello svanire, sempre lontano,
Diviene per me la vita intera quasi una ninna-nanna.